Il cosiddetto Celio è il diciannovesimo rione di Roma oltre ad essere uno dei Sette Colli su cui si erge la Città Eterna.

Ogni manuale di storia romana riporta puntualmente l’elenco dei famosi sette colli dal quale la città si sviluppò a partire da un nucleo abitativo originario. Aventino, Campidoglio, Celio, Esquilino, Palatino, Quirinale, Viminale sono appunto i nomi di tutti i colli, così come indicati anche da Plutarco e Cicerone.

Piranesi - Celio

Giovanni Battista Piranesi, Le antichità romane. Veduta dei muri che investivano le falde del monte Celio.

Per quanto riguarda il Celio, sappiamo che originariamente era conosciuto come Mons Querquetulanus, ovvero “monte delle querce” e soltanto in seguito sarebbe stato chiamato Celio a partire dal termine latino “Caele”. Più precisamente, il suo nome è legato a un omonimo personaggio storico, Celio Vibenna, appartenente alla Gens Etrusca, il cui aiuto si rivelò fondamentale per consentire a Servio Tullio, sesto re di Roma, di prendere il potere.

Dal punto di vista amministrativo, il rione fu istituito ufficialmente solo nel 1921, dunque in età moderna, mentre oggi è uno dei luoghi più strategici per visitare la città grazie alla sua vicinanza con il Colosseo che sorge proprio in questa zona.

Secondo le fonti, il quartiere era originariamente suddiviso in diverse aree geografiche: Coelius, Coeliolus, Succusa. Le tre zone formavano il cosiddetto Coelimontium. Questa parte della città era popolata sin dall’età classica, infatti, qui risiedevano diverse famiglie note come quella di Mamurra, personaggio politico legato a Giulio Cesare, e la cui abitazione doveva essere adornata da colonne in marmo pregiato stando a quanto riferisce lo storico Plinio. Sempre nel quartiere Celio, in età imperiale, nacque il famoso imperatore Marco Aurelio nella villa di Domizia Lucilla Minore.

Il Celio era attraversato da un fitto sistema di vie che ancora oggi conservano in parte il loro nome originario. Tra queste ci sono la via Caelimontana e la via Tuscolana. Sappiamo anche che nel IV secolo a.C. il colle era attraversato dall’acquedotto dell’Acqua Appia. In questo rione si trova inoltre una delle tombe più famose della storia romana. Si tratta della tomba degli Scipioni, un monumento sepolcrale di cui restano le gallerie ricavate dal tufo, che servivano per ospitare i vari sarcofagi.

Durante il Sacco di Alarico nel 410, la città fu danneggiata, e questa zona fu particolarmente colpita dalla discesa dei Goti in generale. Proprio Totila nel VI secolo tagliò gli acquedotti, e a partire da questo momento, l’area urbana fu abbandonata. Nel periodo medievale sorsero chiese, e luoghi legati al culto cristiano, ad esempio la Basilica di San Clemente, la Chiesa dei Ss. Quattro Coronati e la Chiesa di Santo Stefano Rotondo.

Alla fine dell’Ottocento, più precisamente nel 1870, l’area urbana fu al centro del progetto “Roma Capitale”, con il quale si intendeva riformulare diversi aspetti del piano urbanistico della capitale. In questo periodo si costruì l’Ospedale Militare, mentre alla fine del secolo, sorse il quartiere popolare del Celio.

Questo rione oggi si estende per circa 60 ettari. In una delle zone più elevate sorge Piazza della Navicella con l’accesso a Villa Celimontana, una delle aree verdi più famose della Capitale, di origini cinquecentesche. Rispetto ad altri quartieri romani, il Celio non è eccessivamente popolato sebbene negli ultimi anni stiano sorgendo numerose strutture ricettive e turistiche.

Stemma del Celio - Roma

Stemma del Rione del Celio

Lo stemma del quartiere raffigura il profilo di un personaggio africano con copricapo di testa di elefante e spighe dorate. Sicuramente il suo significato è legato alla storia dei legionari africani che un tempo erano su questo colle guidati dal famoso Console Scipione l’Africano. Questo dettaglio araldico mostra ancora una volta come la Città Eterna sia radicata alle sue origini mitiche ancora oggi, e manifesti questo legame nei diversi aspetti della vita culturale e sociale.